La giornata contro la violenza di genere
E’ appena trascorso il 25 novembre, il giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, tema quest’anno decisamente sentito stanti gli ultimi fatti di cronaca che hanno interessato il nostro Paese.
E’ interessante rilevare che, spesso, il concetto di violenza viene immediatamente ricondotto agli atti fisici violenti o alla violenza morale, perpetrata mediante l’utilizzo di parole espresse con toni aggressivi e dal significato umiliante e degradante. Meno spontaneamente si pensa invece alla violenza morale che viene attuata con mezzi digitali, aspetto ad oggi decisamente diffuso, specialmente in Italia, e in costante crescita.
La dimensione digitale della violenza è molto ampia e comprende due distinte categorie: gli abusi che accadono esclusivamente on-line e quelli off-line facilitati dalla tecnologia.
Cyberviolence: un’altra forma di violenza di genere
In una ricerca del Parlamento Europeo del 2021 denominata “Combating gender-base violence: cyberviolence” è emerso che le vittime principali degli abusi commessi mediante l’ausilio dalla tecnologia sono di sesso femminile e che gli autori sono principalmente uomini. L’ONU ha inoltre stimato che il 95 % dei comportamenti aggressivi, delle minacce o dei linguaggi violenti commessi virtualmente sono rivolti contro le donne e sono portati avanti da persone vicine alle stesse.
E’ di notevole importanza diffondere la conoscenza su tali temi al fine di porvi l’attenzione e saper individuare mediante quali mezzi può essere attuato questo genere di violenza e con quali strumenti è possibile contrastarla.
Lo Stalkerware
Molteplici sono gli studi effettuati per comprendere meglio la portata della minaccia della violenza online, tra i quali vi è il report effettuato da un’azienda privata specializzata nel settore della cybersecurity – unitamente alla Coalition Against Stalkerware – denominato Lo Stato dello Stalkerware nel 2021.
Il report esamina l’utilizzo a livello mondiale degli stalkerware, ossia dei software che consentono di spiare la vita privata di una persona attraverso un dispositivo smart e, più in generale, riporta un’analisi sull’uso della tecnologia per perpetrare stalking digitale, oltre ad alcuni consigli per le potenziali vittime.
I dati del report
Il primo dato da considerare per comprendere la portata della violenza online nel nostro Paese è che l’Italia è il secondo paese a livello europeo più colpito del fenomeno e l’undicesimo a livello mondiale: la cyberviolenza è dunque ben più frequente di quanto si possa immaginare.
Nel report si legge che l’11% degli italiani (24% a livello globale) ha dichiarato di essere stato vittima di stalking digitale e il 13% (25% a livello globale) ha dichiarato di aver subito violenza o abusi da parte del proprio partner.
A seguito della comparazione del predetto studio con precedenti analisi, è inoltre emerso lo stretto collegamento presente tra violenza online e offline. Il 71% degli autori di violenza domestica è solito controllare il computer della partner e il 54% ne traccia i cellulari con software appositi.
Il progetto DeStalk
Alla luce di quanto sopra, è pertanto chiaro che il fenomeno della violenza digitale ci riguarda molto da vicino, nonostante venga messo in ombra dalle più tradizionali forme di violenza, e che necessiti di campagne di sensibilizzazione ad hoc.
Cinque partner europei (European Network for the Work with Perpetrators of Domestic Violence, Fundación Blanquerna, Kaspersky, Una Casa per l’Uomo di Treviso e Regione del Veneto), in collaborazione con Coalition Against Stalkerware, hanno ideato il progetto DeStalk, finanziato dalla Commissione Europea, che mira a svolgere una campagna di formazione, informazione e sensibilizzazione social che coinvolge la rete dei centri antiviolenza D.i.Re. e quella dei centri per uomini autori di violenza di genere Relive.
Gli obiettivi del progetto
Le azioni del progetto DeStalk sono finalizzate ad operare su diversi fronti, tra i quali vi è, in prima battuta, lo sviluppo una piattaforma e-learning innovativa per la formazione dei professionisti che lavorano nell’ambito della violenza domestica e degli operatori e funzionari di Enti e Istituzioni locali.
Il progetto si occupa anche di aggiornare i materiali utilizzati nei Centri antiviolenza e nei Centri per il trattamento degli autori e di aumentare le competenze pratiche di operatori in modo da avere un riscontro immediato sul trattamento degli autori di violenza e nel supporto alle vittime.
Tra gli obiettivi vi è inoltre l’organizzazione di una campagna pilota territoriale di sensibilizzazione, accompagnata da Linee guida rivolte a organizzazioni, Istituzioni e Governi, finalizzate alla replica della campagna in altri territori.
Da ultimo, si propone di diffondere la formazione, gli strumenti prodotti e le Linee guida attraverso canali online e offline, sia a livello locale che europeo.
Le diverse forme di violenza online: alcune fattispecie
Bisogna sapere che vi sono molti modi di commettere (e di essere vittima) di violenza on-line, ecco elencate alcune fattispecie di comportamenti certamente integranti violenza digitale.
1. Cyberstalking: la versione online del reato di stalking, con cui si indicano quei comportamenti molesti e persecutori posti in essere attraverso i nuovi mezzi di comunicazione (e-mail; messaggistica istantanea; social network; etc.) allo scopo di controllare i movimenti online e offline di una persona per poi molestarla, minacciarla o portare avanti azioni intimidatorie.
2. Cyberbullismo: è la manifestazione online del fenomeno del bullismo consistente in un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, foto, video, email, chat, siti web, telefonate etc.), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.
3. Cybersorveglianza: a tratti è sovrapponibile al cyberstalking e può avvenire non solo con l’accesso a dispositivi condivisi o non protetti, ma anche tramite l’installazione di app spia nei devices, chiamate stalkerware, idonee a rivelare tutti i movimenti effettuati con quello strumento rendendoli disponibili sui dispositivi del soggetto controllante.
La presenza dei suddetti programmi sullo smartphone può essere scoperta dalla presenza di diversi fattori: la batteria che si scarica più velocemente di prima, il maggiore consumo di dati, la presenza dell’icona di un’app non conosciuta etc. E’ necessario prestare attenzione anche al GPS dell’auto, agli impianti di videosorveglianza e i dispositivi smart home, che possono essere utilizzati anche a fini di controllo.
4. Limitazione dell’accesso digitale: viene impedito o limitato alla vittima l’uso di dispositivi digitali con lo scopo di controllare o isolare dalla rete sociale.
In conclusione
Per difendersi dalla violenza on-line bisogna innanzitutto riconoscerla e sapere a chi rivolgersi per chiedere aiuto.
Networklex offre assistenza in tale ambito allo scopo di tutelare le vittime di cyberviolenza, ma ancora prima di individuare le varie forme di violenza online al fine di prendere provvedimenti immediati a tutela delle persone offese.